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In scena “Il fu Mattia Pascal” di Tato Russo

 “Io sono il fu Mattia Pascal” è la battuta di commiato del celebre romanzo di Luigi Pirandello, con cui Tato Russo conclude il proprio riadattamento drammaturgico portato in scena al Teatro Apollo di Crotone. I temi principali del genio pirandelliano - la contraddizione tra l’essere e l’apparire, la riscoperta di una identità attraverso non una, bensì due morti dello stesso personaggio - appaiono nella vicenda paradossale di Mattia Pascal, interprete della condizione dell’uomo moderno e punto di partenza per la creazione delle successive teorie pirandelliane.

Il regista napoletano veste i doppi panni del protagonista, riuscendo a far propria la materia narrativa del romanzo, in un linguaggio e una resa drammaturgica essenziale che sfrutta l’ausilio di una voce narrante di supporto per cogliere gli sbalzi temporali tra una vicenda e l’altra. Il romanzo sembra così recuperato e acquisito al repertorio delle commedie pirandelliane in un’ottima resa scenica che non tradisce il genere né il suo autore.

Il mediocre borghese Mattia Pascal fugge dalla prigione di un matrimonio fallito e di un modesto impiego come bibliotecario, e a Montecarlo vince una grossa somma alla roulette. Apprende da un giornale che al suo paese natio, l’immaginario Miragno, è stato rinvenuto un cadavere, identificato dai suoi famigliari col suo nome e cognome. Liberato da una vita che non gli appartiene e in cui si sentiva intrappolato, Mattia accetta la sua finta morte e inventa per sé una nuova identità: da quel momento in poi sarà Adriano Meis, ricco girovago. Ma la sua vittoria è solo effimera: non può sposare la donna di cui si innamora, non può denunciare un furto, non può sfidare a duello il suo rivale, perché per la società Adriano Meis non esiste. Rinuncia allora alla sua seconda vita, fingendo il suicidio di Adriano e tornando a indossare i panni di Mattia. Il ritorno a Miragno non produce tuttavia gli effetti desiderati: sembra che tutto il paese si sia dimenticato di lui, la moglie si è risposata e i vecchi amici non lo riconoscono. Da quel momento in poi, come rivela ad un passante di fronte la sua stessa tomba, potrà essere solo “il fu Mattia Pascal”. L’annullamento dell’identità di Mattia Pascal non porta alla scoperta, a cui il personaggio auspica, del proprio io. Mattia Pascal muore per poter vivere una vita diversa, in cui mutare i vari modi di apparire a se stesso e agli altri, un viaggio alla scoperta della propria identità al di là delle convenzioni sociali, che si dissolve nell’impossibilità di apparire per quel che non si è.

Emblema di questa antinomia tra essere e apparire, lo specchio posto in scena, in cui il protagonista vede riflessa la doppia identità di Mattia/Adriano, una reale l’altra fittizia, destinate ad annullarsi tra loro. Osservando la sua immagine riflessa, Mattia Pascal cerca di liberarsi da quell’eterna insoddisfazione personale, cerca il riscatto, l’evasione da una società convenzionale e rigida, che lo obbliga ai doveri e nega le aspirazioni. Quella stessa società che lo condurrà a rivestire i panni di un altro se sesto, né Mattia, né Adriano, soltanto il Fu Mattia Pascal, che su quello stesso specchio, ruotato verso il nulla, non troverà nessuna immagine in cui riflettersi.

Il registro umoristico–grottesco proprio di Pirandello è usato sapientemente da Tato Russo per la caratterizzazione di alcune scene: gli attori a un certo punto indosseranno le maschere e circondano Mattia Pascal, evocando un altro celebre capolavoro del drammaturgo siciliano “Uno, nessuno, centomila”: un personaggio alla ricerca di una identità che non trova, e che si accorge di essere non “l’uno” che crede , ma “centomila”. Uno spettacolo riuscito appieno, grazie anche ad una scenografia ‘open space’ a firma di Tony Di Ronza e al gioco di luci di Roger La Fontaine; uno spazio quasi metafisico in cui gli oggetti ricoperti da enormi lenzuoli neri compaiono quasi per magia e i personaggi stessi creano l’illusione di ‘sbucare’ dal nulla.

Rossella Puleo

 

Al “Pirandello” grande successo di Tato Russo con “Il fu Mattia Pascal”

Grande successo di pubblico al Teatro “Pirandello” per l’opera pirandelliana “Il fu Mattia Pascal”, in programma da giovedì 17 a domenica 20 febbraio, con la regia di Tato Russo che ne è anche il protagonista.

Il Teatro in occasione della rappresentazione di giovedì sera è stato gremito da un pubblico di giovani, anche provenienti dalla provincia e da fuori provincia, che hanno seguito lo spettacolo con grande interesse, manifestando il loro apprezzamento con una partecipazione attenta e calorosa. Mattia Pascal è interpretato da Tato Russo nel doppio ruolo di Mattia Pascal e Adriano Meis, ma anche gli altri personaggi, impersonati da Katia Terlizzi, Renato De Rienzo e Marina Lorenzi, che concorrono alla sua vicenda, si rincorrono nella storia recitata così dagli stessi attori in identità e personaggi diversi, quasi a scegliere di non chiarire affatto, nello spettro delle rassomiglianze, la distinzione tra i vari aspetti della realtà. Mattia e i suoi coinquilini muoiono tutti per rincontrarsi identici nella storia di Adriano Melis e rivivere poi in quella nuova di Mattia Pascal.

Redazione Siciliano.it Agrigento

 

"Un meritato successo scandito da applausi e apprezzamenti"

"Tato Russo «accompagna» quest'opera con ritmi di meditazione, lasciando trasparire la volontà di prescindere dal romanzo pirandelliano per evidenziare l'insoddisfazione della vita coniugata al fastidio di morire per perdere ogni contatto, anche se la morte è semplicemente apparente"

"Giocano, in questa messa in scena, un ruolo fondamentale le luci e i costumi di Giusi Giustino, con gli attori che sfumano in dissolvenze più cinematografiche che teatrali"

"Una compattezza di regia che conferma le straordinarie capacità d'invenzione che caratterizzano tutta la produzione di Tato Russo"

"Un successo più che meritato per questa messa in scena che irrompe prepotentemente nella stagione teatrale"

Pippo Rescifina

"L'impresa di rendere scenica un'opera di così complessa comprensione, era sicuramente ardua. Ma la riuscita è stata altrettanto sublime. Una rappresentazione leggera, dinamica nei cambi di scena e nel susseguirsi dei personaggi, ha permesso agli amanti di Pirandello di seguire senza difficoltà la filosofia dell'autore"

"E' stata l'occasione di godere di un'opera teatrale affatto macchinosa"

"Un cast di attori assolutamente di livello"

Nel gioco delle parti dell'essere e dell'apparire, del guardarsi dentro per ritrovare e capire se stesso e del mostrarsi agli altri, la sperimentazione che nel Pirandello di quest'opera ancora non è compiuta, sulla scena dell'Unione tutto è apparso più chiaro"

"Una sceneggiatura all'altezza de Il Fu Mattia Pascal di Pirandello. All'altezza di un grande nome, quale quello di Tato Russo.

Simona Sacconi

Ma la componente migliore della rappresentazione, quella in cui Tato Russo esprime più persuasivamente il suo geniaccio, è l'allestimento. Sfruttando assai bene la semplice ma duttile scena di Tonino Di Ronza, i cui elementi sempre presenti contribuiscono a conferire alla vicenda tratti a momenti anche surreali, il regista-autore-attore riesce a cucire insieme, ricorrendo con perizia alle luci (Roger La Fontaine) e alle musiche (Alessio Vlad), i vari episodi e le varie situazioni, imprimendo alla rappresentazione scioltezza e scorrevolezza"

"Il pubblico si fa coinvolgere, premiando gli interpreti con lunghi applausi e tante chiamate quando, alla fine, si presentano alla ribalta – pirandellianamente – prima con e poi senza le maschere, proseguendo il gioco con le identità anche fuori contesto"

Umberto Gandini

Ed è quello che accade al protagonista del romanzo pirandelliano, da dove Tato Russo trae spunto per costruirne una versione teatrale , caratterizzata da una scena affascinante e visionaria.  Uno spazio quasi metafisico con gli oggetti ricoperti da enormi lenzuoli scuri che prendono il volo al momento di entrare in funzione. La scenografia di grande effetto è firmata da Tony Di Ronza, le luci di Roger La Fontaine e i costumi di Giusi Giustino, contribuiscono pienamente al successo. Lo svelamento delle identità umane passa attraverso anche ciò che emerge nell’azione scenica al momento.

“Ed ecco apparire da nulla scrittoi, un tavolo per le sedute spiritiche, un letto, un orologio da stazione, una panchina, e lo specchio che ci dice che la vita degli uomini è in bilico perenne tra essere e apparire. E così sarà dal principio alla fine."     

"La regia imprime nel secondo atto un avvicendarsi di quadri scenici densi di tensione emotiva e l’azione scorre bene. Emerge all’ascolto la straordinaria capacità visionaria di Pirandello, nell’essere stato capace di anticipare quella profonda crisi che vedrà come protagonista l’uomo e la società d’oggi. A tal punto da riuscire a formulare la teoria della crisi dell’io. Nel lavoro di Tato Russo emerge ciò e il registro umoristico – grottesco usato per caratterizzare alcune scene è congeniale nel gestire dinamiche così complesse. Così come era stato previsto dallo stesso Pirandello: filtrare la vita attraverso la lente dell’umorismo, i dubbi, le angosce, i tormenti esistenziali dell’uomo”

“Gli attori a un certo punto indosseranno le maschere e circondano Mattia Pascal sulla scena, evocando un altro celebre capolavoro del drammaturgo siciliano: Uno, nessuno, centomila. Dietro la maschera ci siamo noi con tutte le nostre mille sfaccettature. Si distinguono per bravura le attrici Katia Terlizzi, Marina Lorenzi, Caterina Scalaprice, Carmen Pommella"

Roberto Rinaldi

"Mattia Pascal, emblema di una vita che è un viaggio tra vari modi di essere, di apparire di se stesso a se stesso e agli altri, il viaggio di una vita moltiplicata forse all’infinito che ci impedisce tra convenzioni e compromessi di capire chi siamo veramente, un viaggio alla ricerca della propria vera identità"

"Tato Russo ha fatto propria la materia di questo famoso romanzo dello scrittore e drammaturgo agrigentino per riscriverla in commedia che trasferisce in una dimensione teatrale il romanzo. Sono operazioni che a questo navigato uomo di teatro partenopeo, riescono particolarmente bene, come nelle riduzioni e negli adattamenti shakespeariani più volte messi in scena nella sua carriera. Tato Russo fa propria la materia del testo per riscriverla in lavoro teatrale con lo stesso linguaggio che sarebbe stato di Pirandello"

"Un Mattia Pascal quello del Teatro di Tato Russo che punta su un cast di bravi attori, su belle e coinvolgenti scene e sul valore di un capolavoro assoluto poche volte eguagliato dalla letteratura di casa nostra"

Da: Cultura in Alto Adige (cultura.bz.it)

 

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